Barbara Monti

Meditazione, formazione, crescita personale, costellazioni familiari e aziendali

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La quiete durante la tempesta

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La quiete durante la tempesta

Viviamo un momento intenso, sia a livello personale che collettivo come umanità. Un momento in cui è normale sentirsi a volte confusi, frustrati, arrabbiati e tristi: le circostanze esteriori sono poco chiare, è impossibile fare programmi a breve o lungo termine, la vita così come la conoscevamo non è più garantita e i ritmi di ognuno sono come conseguenza tutti sballati. Quelle che sembravano certezze sono diventate incertezze e a volte a restare fiduciosi ci si sente quasi stupidi o naif. Non dobbiamo né vogliamo ignorare la difficoltà di questo periodo, né tantomeno negare la sofferenza: nostra, delle persone care e delle persone più lontane che vivono le medesime tensioni. Riconoscere quello che è così com’è è la base di una reale visione spirituale e permette una crescita onesta e duratura.
Al tempo stesso sappiamo che è possibile per ognuno scegliere se partecipare a mantenere l’attenzione sul piano del problema, oppure aprire la mente e la percezione per stabilizzarsi sul livello della soluzione. Questo non significa adottare un atteggiamento di negazione o finzione verso le difficoltà, ma osservarle da una posizione differente, che permetta uno sguardo più ampio e sobrio. Quando abbiamo un problema tendiamo a restringere il nostro campo visivo e di attenzione a quel solo problema, usando la mente e il pensiero come lo zoom di una macchina fotografica, finché quello che si vede, grande e chiaro in primo piano è il problema stesso. Occupa tutto lo sguardo, imponente ed assoluto, ed esclude per definizione la possibilità di vedere altro. Più lo guardiamo e più potente diventa l’effetto che ha su di noi. L’energia segue sempre l’attenzione, e in breve anche la nostra energia vitale, il benessere e l’umore sono completamente sintonizzati sul problema e tutto quello che evoca anche emotivamente in noi: ci ritroviamo stanchi, frammentati e inquieti. E naturalmente assumiamo comportamenti e usiamo parole che rispecchiano questa inquietudine. Si instaura, fra circostanze esterne, pensieri, emozioni e risposte fisiche un circolo vizioso.

E’ possibile imparare a innescare consapevolmente un circolo virtuoso in cui l’allineamento fra spirito, mente, emozioni e comportamenti sia funzionale e creativo. A volte sembra impossibile, o quantomeno difficilissimo; in realtà spesso bastano cinque minuti per cominciare ad uscire dal vortice e riprendere la lucidità. Nella tradizione yogica del tantrismo, troviamo l’immagine del ciclone: un vortice inarrestabile, potente e spaventoso che al proprio centro contiene un nucleo assolutamente immobile, quieto e silenzioso. Un centro nel quale spostare l’attenzione per ritrovarsi improvvisamente da essere parte e preda del turbine, ad essere parte e padroni di una possibilità – una realtà – di pace.
Quando prendiamo un attimo di tempo e spazio per rallentare, fermando il ritmo dell’operatività e del ragionamento, ecco che troviamo quel nucleo interno in cui il rumore smette di disturbare e confondere e si apre una possibilità di altro. Di una prospettiva nuova, pensieri diversi, sensazioni di essere radicati e al sicuro anziché in balìa di forze esterne. Le forze interiori crescono, le forze esteriori diminuiscono. Aumenta la fiducia e cala la paura. Anche solo per il breve attimo necessario a riprendere fiato, chiarezza, e la certezza che esista una soluzione. Una buona soluzione.

La mente ama credere che sia tutto complicato: complicato il problema, complicata la risoluzione. E ama quindi credere di aver bisogno di metodi complicati e laboriosi che la impegneranno in grandi sforzi; per questo fatichiamo a prendere i cinque minuti, perché ci appaiono troppo semplici, banali, insoddisfacenti. Il Vangelo esorta ad entrare nel regno dei cieli con l’innocenza dei fanciulli, la tradizione Zen ad avvicinarsi con la ciotola vuota in modo da poter ricevere, il buddhismo a mantenere un atteggiamento da principianti; so di non sapere diceva il filosofo Socrate. E’ necessario uno spazio insomma, per quanto piccolo, in cui dichiararsi disponibili ad imparare, per essere accompagnati verso il nuovo. La soluzione è semplice, quando noi restiamo semplici.

Per accedere quindi a questo nucleo di silenzio e pace nel mezzo della tormenta, esterna o mentale che sia, è necessario rivolgere l’attenzione all’interno. Entrare nello spazio sacro in cui già esistono nuove risposte e altre possibilità.

• Scegliere un momento in cui poter restare soli, sedersi con i piedi appoggiati a terra, e fare alcuni respiri profondi.
• Chiudere gli occhi, rivolgendo lo sguardo all’interno: concentrarsi ad esempio su un punto nel mezzo del torace, sullo sterno.
• Immaginare un nucleo dorato, quieto, luminoso nel centro del petto, come un sole; restare per qualche momento con la piacevole sensazione di calore e luce e lasciare che si espanda e scenda in profondità.
• Può essere utile ripetere alcune volte in silenzio dentro di sé: “sono al sicuro, ho già in me tutto quello che mi occorre” e riposare in questa sensazione, lasciando andare ogni sforzo.
• Immaginare che le situazioni esteriori siano presenti ma un po’ più lontane, e guardarle ora da questa prospettiva con maggior distanza e chiarezza.

La trasformazione è un’esperienza, non un concetto astratto. L’indicazione è di fare l’esperienza, di prendere davvero i cinque minuti con un atteggiamento disponibile, e lasciare che facciano il loro effetto senza decidere in anticipo quale sarà. E di scegliere di tornare nella quiete rassicurante dell’occhio del ciclone ogni volta che si rende necessario. Con la pratica, diverrà via via più facile. Con la disponibilità, sarà via via più immediato. Con la determinazione a cercare questo spazio, sarà un’esperienza che niente e nessuno mai potranno cancellare.